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Vicende feudali dal 1620 al 1664



VICENDE FEUDALI ROBURENTESI
investiture e signori dal 1620 al 1664
Maestro Severino Bellino – Rivista Savin – anno 1982

Il 3 aprile 1622 domenica di Pasqua trascorse animatissimo pei Roburentesi che, dopo aver partecipato il mattino all'Eucaristia, attendevano il pomeriggio per riunirsi altra volta in chiesa per un solenne atto civile e religioso.
Protagonisti oltre centotrenta “huomini di Roburento” capi famiglia, convocati a prestar giuramento di fedeltà al Conte Senatore Carlo Filippo Morozzo.
Il Morozzo era stato investito del Feudo Roburentese dal Duca Carlo Emanuele I fin dal 6 ottobre 1620, ma solo ora si apprestava a riceverne l'usuale giuramento.
L'investitura concedeva al Senatore, dai suoi eredi e successori (in mancanza di maschi alla linea dei Colonnello Marco Morozzo, Governatore di Pinerolo e Valli), i diritti sul Luogo, feudi, boschi, selve, strade (fonte di redditizi pedaggi), Pascoli, pertinenze feudali di case, aree, molini, forni, terre altenate, vineate, prative, arative e gerbidi ... nonché torrenti, acquaggi. Era una vera signoria sul Terri¬torio ed attività roburentesi!
I centotrenta capifamiglia dovettero trovarsi un po' strettini nella vecchia chiesa, partecipandovi sicuramente l'intera popolazione della Comunità!
Il Conte non c'era. Per Lui era salito a Roburento un suo procuratore, unitamente a personalità dei mondo politico amministrativo e religioso.
Espletate le consuete formalità (lettura dell'investitura ducale sul Feudo presentazione dei Delegato comitale e ricevere l'omaggio) i convocati “l'uno dopo l'altro “CON LI GINOCCHI A TERRA ET A CAPO SCOPERTO” pronunciarono la forma rituale dei giuramento.
Il pomeriggio trascorse in gran parte in chiesa, denomina, nel verbale, "parrocchiale", quando mancavano ancora sette anni alla sua erezione canonica.
Scioltasi l'assemblea le tre strade dei Paese (delle VIGNE, dei COLLETTO e della MONTA' si animarono di gente che rientrava alle proprie abitazioni e sciamava nelle osterie a commentare gli avvenimenti di quella memorabile giornata pasquale.
Cinque anni dopo, il 7 ottobre 1627, il Senatore MOROZZO vendeva al Conte Senatore Giovanni Antonio BONARDO NONGARDA la Contea di ROBURENTO.
L'investitura relativa da parte dei Duca avvenne appena nove giorni dopo, il 16 ottobre 1627 con le indicazioni dei diritti soliti. Un accenno particolare veniva fatto sul CASTELLO assieme alle altre ragioni feudali, come spettanti al Presidente MOROZZO.
Il nuovo CONTE ne informava la Comunità con lettera autografa da Torino il 3 novembre 1627, dicendosi fiducioso di guadagnarsi gli affetti dei Suoi amministrati e manifestando l'intendimento di adoperarsi per il loro bene, quando vedesse se assecondata la Sua buona volontà!
Contrariamente al MOROZZO, il BONARDO MONGARDA amava soggiornare a Roburent.
Storico e letterato, Senatore e Consigliere di Stato, accompagnò a Parigi il Nunzio straordinario del Pontefice Urbano VI, il Cardinale Adriano CEVA, suo cognato (ne aveva sposato la sorella BIANCA dei Marchesi di CEVA) che andò ad incontrare, per desiderio anche di Vittorio Amedeo 1, a Nizza Mare. (1633).
A Parigi aiutò il CEVA nel disbrigo degli affari, indagando sugli intendimenti dell'astutissimo RICHELIEU.
Poeta, canto le fauste NOZZE di Vittorio Amedo I con Cristina di Francia e scrisse, primo, delle vicende monregalesi nel suo "ARCHIVIO STORICO D'ITALIA E DEL MONTEREGALE" '
Notevole, in questo scritto, la narrazione che fa dell'opera dei Cognato presso LUIGI XIII per la restituzione di Pinerolo, ceduto alla Francia due anni prima. (Trattato di Mirafiori dei 19.X.1631). L'opera non sortì esito positivo. La Città tornerà ai Savoia solo coi trattato di Torino dei 19.V I I 1. 1696.
Il BONARDO ebbe fiera diatriba coi Vescovo di Alba Mons. BRIZIO, il quale aveva censurato l'indisciplina dei Convento di Santa Chiara in Mondovì, dove si trovavano due parenti dei Conte.
Morì a Torino nel 1656 allorquando occupava la carica d'introduttore degli Ambasciatori a Corte.
Diciannove anni più tardi il 18.X1. 1675 incontriamo un Giuseppe Amedeo BONARDO MONGARDA (un fratello?) prestare giuramento di fedeltà alla Reggente GIOVANNA Battista (la 2^MADAMA REALE), a nome e come procuratore della Comunità degli "houmini di Roburento". E' teste (con altri) all'atto, quel DON GABRIEL di SAVOIA che sei anni dopo abbatterà il CASTE L LO!
Il titolo comitale di G.Antonio BONARDO MONGARDA passò all'unica figlia ALESSANDRA MARGHERITA la quale lo portò in dote alla Casa CORDERO.
Il Feudo tornò invece, per breve tempo, ai DELLA TORRE. Fu appunto il Capitano Giovanni Antonio DELLA TORRE, che lo venderà nel 1664 al Signor Bartolomeo MUSSO fu Siro.

Roburent 20.X1.1982
M' S.A.BELLINO